- Andrea Lorenzo (5^MM2)
- 3 febbraio 2021
Novecento, secolo di contraddizioni. Novecento, era dei grandi totalitarismi. Novecento, il trionfo della democrazia. Novecento, dalla crisi dei valori alle più grandi conquiste sociali. Novecento, secolo scorso e storia del presente.
Pa+900 è il nome del laboratorio didattico svoltosi durante l’anno scolastico 2020/2021, a cui hanno partecipato, su base volontaria, alcuni studenti delle classi quarte e quinte dell’Istituto Tecnico Magistri Cumacini. L’iniziativa è stata proposta e guidata da alcune professoresse di italiano di vari indirizzi dell’istituto stesso. Il corso non occupava le ore scolastiche ordinarie, ma prevedeva la partecipazione degli studenti nelle ore pomeridiane. Il laboratorio ha preso il via a novembre e si è concluso con l’incontro di aprile. A causa dell’emergenza sanitaria, è stata un’esperienza che purtroppo studenti e insegnanti sono stati costretti a vivere da remoto, ma non per questo si è rivelata meno coinvolgente e arricchente. Il nome del corso è +900, perché gli argomenti trattati durante i diversi incontri hanno riguardato proprio la seconda metà del Novecento, quella parte di storia che non si riesce mai a studiare e ad approfondire nelle ore scolastiche. In particolare, servendosi di materiali quali film, libri e documenti, questo laboratorio didattico aveva lo scopo di illustrare meglio e approfondire alcuni passaggi della storia del Novecento, che sembrano così lontani, ma dei quali ancora oggi restano importanti tracce.
L'età contemporanea è il periodo in cui viviamo e il tempo che sentiamo più vicino. Decidiamo allora di farla iniziare quando nascevano i nostri bisnonni, nel primo Novecento, e vediamo in quale tipo di mondo si viveva, cosa ci unisce a loro e cosa ci divide.
A mio avviso, i cinque incontri hanno contribuito a creare nella mente nello studente uno sguardo più chiaro e completo di quello che è stato il Novecento all’interno dei confini nazionali e nel sistema internazionale: non solo il secolo di guerre mondiali e civili, morte e distruzione, ma anche un secolo di rinascita umana e industriale, di conquista di diritti fondamentali; un secolo mosso da grandi menti e grandi personaggi che hanno cambiato il modo di pensare e vivere; anche un secolo purtroppo macchiato da corruzione e violenza, spesso causata da differenze ideologiche, politiche, etniche e religiose. Il ’900 si potrebbe paragonare al transatlantico inglese Titanic: un misto di grande sviluppo tecnico e grandi arretratezze, di grande orgoglio e grande irresponsabilità. Tutti questi aspetti messi in luce dal laboratorio hanno, inoltre, concorso a sviluppare una maggiore sensibilità e pensiero critico nei confronti di eventi, figure e situazioni che noi oggi ci limitiamo a conoscere e studiare dai libri.
Ogni incontro si concentrava su un argomento diverso, precedentemente comunicato agli studenti e su cui erano tenuti a prepararsi - così da rendere anche più vivo il dibattito: si trattava o della visione di un film o della lettura di un libro. Proprio per l’uso di queste fonti, è capitato che qualche incontro sia stato diviso in due momenti diversi così da presentare prima il contesto del libro o del film e, in un secondo momento, dopo la lettura o la visione, svolgere la discussione, resa ancor più stimolante dai tanti spunti di riflessione offerti dalla relatrice dell’incontro e dalle opinioni personali dei partecipanti.
Il primo incontro, tenuto dalla Prof.ssa Maria Chiara Cantone, ruotava attorno alla figura di Adriano Olivetti nelle vesti di imprenditore. In questa occasione, il dibattito si è svolto a partire dal film “Adriano Olivetti - La forza di un sogno”, che, oltre a mostrare la vita privata di Olivetti, lascia ampio spazio a quello che era il sogno imprenditoriale e pionieristico. Proprio per questa sua visione avanguardista, la seconda parte dell’incontro si proponeva di mettere in parallelo la figura di Olivetti con Steve Jobs, leggendario imprenditore statunitense.
Il secondo incontro, organizzato dalla Prof.ssa Monica Ciafardoni, si è basato sulla previa lettura del libro e la visione dell’omonimo film “Sostiene Pereira” di A.Tabucchi: romanzo ambientato nel mezzo della dittatura Salazarista in Portogallo; la discussione verteva tanto sul cambiamento del protagonista, quanto sulla censura comune imposta dalle dittature.
“Ciò che inferno non è” è, invece, il titolo del libro analizzato durante il terzo incontro, curato dalla Prof.ssa Stefania Duvia, in cui, grazie a vari spunti e suggerimenti, noi studenti ci siamo avvicinati alla realtà spesso taciuta e celata della mafia, con un particolare sguardo nei confronti della mafia siciliana e della figura di Don Pino Puglisi. Questa discussione si è rivelata coinvolgente proprio perché quello della mafia è un fenomeno che continua a investire la società e il paese in cui viviamo.
La strage di Piazza Fontana e il film “Romanzo di una strage” sono stati le fonti del penultimo incontro, la cui relatrice è stata la Prof.ssa Alessandra Cenci: quest’ultima ci ha aiutato a comprendere il forte momento di tensione vissuto dalla politica e dalla società italiana a partire dal 1969. In particolare, il film ci ha permesso di affrontare altre tematiche, come le ingiustizie commesse dai corpi ufficiali dello Stato e le incomprensioni e gli interessi delle fazioni politiche dell’epoca.
L’ultimo incontro, della Prof.ssa Marina Falsone, è stato forse quello che ha richiesto uno sforzo maggiore: infatti, la discussione si basava sulla visione del film “La meglio gioventù”, un lungo film di 6 ore che racconta la storia di due fratelli, in un intreccio tra vita privata e avvenimenti pubblici importanti, che hanno segnato la storia italiana dagli anni ’60 al 2000.
Gli argomenti trattati sono stati - come si dice - pochi, ma buoni: dai totalitarismi all’industrializzazione, dalla mafia agli scontri ideologici e politici, con le annesse ripercussioni che hanno afflitto la storia contemporanea e che, grazie a questa iniziativa, siamo stati in grado di vedere da vicino. Interessanti e utili non sono stati solo i temi trattati, ma anche e soprattutto i collegamenti fatti con il programma svolto che, arricchito di nuovi elementi, ha assunto forme sempre più approfondite e sfumature complesse.